Dopo la crisi pandemica e la guerra in Ucraina, gli equilibri fino ad ora conosciuti sono destinati a cambiare, parole come de-globalizzazione, decoupling, friend-shoring potrebbero essere identificative delle nuove possibilità di evoluzione nel campo economico mondiale.
“La fine della globalizzazione, per alcuni, sembra ormai inevitabile. Il quadro, però, non è così drammatico: nei prossimi anni dovremmo assistere, piuttosto, ad una nuova evoluzione del capitalismo, diversa da quella finora conosciuta”, spiega a Dealflower Dario Covucci, partner di Lca Studio Legale. “La dipendenza delle importazioni da Cina e Oriente ha fatto riflettere sull’importanza di una ‘autonomia strategica’ che metta in sicurezza prodotti e processi produttivi essenziali”, continua. Soprattutto con l’invasione dell’Ucraina, “sono tornate in scena divisioni da ‘guerra fredda’ che si pensavano abbandonate”.
“Crisi della logistica, sanzioni Ue e misure di golden power favoriranno ancor più il processo di reshoring, con il rientro delle imprese nazionali più esposte al rischio di interruzione produttiva, specie nel comparto automotive, elettronico e tessile. Tale processo, però, potrebbe avere l’effetto positivo di rilocalizzare gli investimenti, concentrandoli nei territori nazionali o sovranazionali (Ue) che non conoscono barriere alla circolazione di servizi e capitali. Di conseguenza, aumenterebbero i posti di lavoro, l’indotto di fornitori locali e il consumo di prossimità. D’altra parte, non si possono escludere rincari nei costi di materie prime, manodopera e produzione, con riduzioni dei consumi, incremento dell’inflazione e tagli nella crescita del Pil. In questo contesto sembra esservi spazio per un maggior intervento dello Stato per attrarre capitali stranieri e assicurare la sostenibilità del mercato interno, con misure strutturali e fiscali”.
Leggi tutto l’articolo su Dealflower.