Il Covid-19 ha fatto balzare in cima alla lista delle priorità delle aziende del settore moda il tema della contrattualistica. Così gli studi legali sono stati impegnati, da marzo a oggi, in revisioni di contratti esistenti e stipule di nuovi accordi (spesso internazionali) sempre più specifici e dettagliati. Per prevenire situazioni simili a quella vissuta con la pandemia. E futuri contenziosi.
«Le aziende stanno cercando di inserire nei contratti alcune clausole per tutelarsi in caso di aspetti non previbili ed eliminare eventuali aree grigie – spiega Gianluca De Cristofaro – soprattutto in quei Paesi, che, diversamente dall’Italia, non hanno un Codice civile cui fare riferimento in assenza di tali clausole». De Cristofaro sottolinea come in questi mesi a prevalere sia stata un «atteggiamento di mediazione che, in alcuni casi, ha portato alla riscrittura di alcuni contratti, mentre in altri ha condotto a delle negoziazioni». Il Covid-19, sul fronte della contrattualistica, ha accelerato una serie di tendenze: «La prima è la verifica della filiera – continua De Cristofaro – attraverso la revisione dei contratti non solo di fornitura, ma anche di sub-fornitura, in linea con la sempre maggiore attenzione anche alla tracciabilità del prodotto; la seconda è la revisione dei contratti con influencer e testimonial, rafforzando la morality clause: ora si chiede a testimonial e, in particolare, influencer di non porre in essere comportamenti, e non veicolarli attraverso i social, contrari alle misure introdotte da Governo e Regioni per limitare la diffusione del contagio o, comunque, pericolosi per la salute».
Qui l’articolo integrale di Marta Casadei su Il Sole 24 Ore.