Cartoline dall’interno

“Credo che in questo tempo le persone abbiano bisogno di silenzio per ascoltarsi ed ascoltare. Non credo alla verità di dichiarazioni rese su richiesta, siamo nell’occhio del ciclone, non fuori per vedere cosa sta capitando: quello lo scriveremo più avanti.

L’opera esiste, solo l’opening è rimandato: il messaggio è di vita, l’arte esiste fuori dal tempo.

La semplice apposizione di una immagine + una parola significativa di uno stato, ci garantisce da sermoni e sentenze, preserva lo spazio di libertà di chi, ricevendo il messaggio, lo vorrà fare suo”.

//dettaglio dal nuovo #Gate0Bocconi realizzato presso l’Università Bocconi di Milano

// Courtesy Letizia Cariello e Galleria Massimo Minini

“Con l’opera Carta Atopica indicavo uno spaesamento sociale e ideologico dei tempi che stavamo vivendo. Purtroppo quel sentimento, per motivazioni diverse, ci accompagna anche oggi”.

// Carta Atopica (particolare), 1988-92.

// Oggi, 2020

// Courtesy of Francesco Arena e Galleria Raffaella Cortese

// Ritrovarsi, 2019, ceramica e oro zecchino

// Courtesy of Galleria Continua

Citazione nella citazione, vorrei ricordare le parole di Innocenza di Mauro, mia nonna:
Studia, leggi, pensa, ti potranno togliere tutto tranne quello che hai nella tua mente.

// Carpet#27, cit. Roosvelt bruciata su tappeto Mehraban
Courtesy Sahrai Milano / London e Galleria Francesco Pantaleone

“Inventare un aereo è nulla. Costruirne uno è qualcosa. Volare è tutto”.
(Otto Lilienthal)

// Otto Lilienthal, 2018. Inkjet print, dimensioni varie

// Courtesy of Silvia Camporesi e Sara Zanin Gallery

“Monitor and keep at a distance” (Monitorare e mantenere la distanza) è una scritta luminosa rossa in cui le parole vibrano come un allarme. Queste sono trattenute da due linee incerte rapidamente convergenti, che rappresentano il grafico di un uragano. Il segnale d’emergenza fa riferimento a un fatto di cronaca avvenuto nel 2007., in seguito all’avvistamento di una barca in avaria carica di duecento migranti. In tale occasione le autorità di competenza maltesi impartirono l’ordine di “monitorare e mantenere la distanza”, affinché il mezzo potesse raggiungere il confine italiano. L’ordine fu impartito nove ore prima del naufragio della barca che portò alla morte di tutti i suoi passeggeri.

// Monitor and keep at a distance, 2008. Tubo neon, trasformatori, 254 x 106,35 cm. Veduta dell’installazione, Fondazione Merz, Torino. Collezione privata. Foto di Renato Ghiazza.

// Courtesy of Marzia Migliora e Galleria Lia Rumma

“La biodiversità è resiliente per definizione,

è moltitudine e soprattutto complessità;

si basa sulla coesistenza e non sui confini,

sulla collettività e non sul singolo;

all’interno del suo ecosistema non esistono le gerarchie

né tantomeno il consumo delle risorse”.

// Cosmos seeds, testo dal catalogo “Resistenza/Resilienza” di Gaia Bindi e Piero Gilardi, PAV Torino

“L’immagine fa parte di un gruppo di fotografie che hanno come soggetto muri da cui sono state cancellate tags, scritte o disegni di vario tipo”.

// Quello che non è, 2013

//Courtesy of SpazioA

“Questo è un momento speciale, che ci porta ad affrontare la nostra debolezza e le nostre paure.

Al contempo, comprendiamo i veri valori.

Ci sentiamo tutti più vicini. Ci unisce, rompe tutti i confini.

Con voce spezzata ho bisogno di cantare. Cosa voglio veramente condividere con te?

Vento, sole, nuvole, aria.

Quella sensazione di connessione quando ogni cosa trova il suo posto e il suo compimento. In equilibrio.
Ho davvero bisogno della luce.

Il viaggio non inizia nè finisce. Ci siamo dentro. Fermi. Su una barca che si muove “nella luce abbagliante” di un nuovo giorno che comincia o va scemando. Diventiamo sfocati nell’intensa luce e non siamo più soli”.

Sin Tiempo – Sin Vox, 2017

“Questa semplice frase è una metafora: l’idea è che una persona (homo) possa sembrare ben salda e stabile, ma la nostra vita si muove rapidamente come una bolla (bulla), senza consistenza e totalmente fragile. Le immagini di bolle erano largamente usate nelle Vanitas, un forma d’arte simbolica principalmente associata alle nature morte olandesi del 17esimo secolo e comuni anche in altri luoghi e periodi storici. “Vanitas” è liberamente tradotto dal latino come la mancanza di senso della vita terrena e la natura fugace della vanità.
Nel 17esimo secolo gli artisti olandesi dipingevano bambini che soffiavano delle bolle per descrivere la brevità della vita umana, la fugacità della bellezza e l’inevitabilità della morte”.

// Give Space a Trance (redpepperpowderscace), 2005. Incapsulated Lambda print, PETG termomoulded, adhesive vynil, Velcro, aluminium approx. 140 x 205 x 7 cm

// Courtesy of Galleria Continua

“Questo disegno parla dell’attesa, dell’osservazione della città malata non più abitabile, dove i due personaggi aspettano circondati dalla musica che diventa elemento di sopravvivenza”.

// da “The kids”, courtesy Botto e Bruno

“Non far fare alla rosa quello che la rosa non vuole fare”

// La vertigine della signora Emilia, 1992-2019. Inkjet print on Barytata Canson paper, 30 × 45 cm

// Courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese

“Mi sembra di vivere una vacanza, non da intendere nel senso comune di viaggio o riposo, ma come il sentirsi, nell’etimo della parola stessa, vacanti, “esonerati”. Sto lavorando in casa dipingendo con chine su tela, una tecnica “da viaggio”: inchiostri e tela senza telaio.

Disegni tronchi e fluttuanti sono traccia e indizio delle trasformazioni dell’ambiente e del vissuto dell’uomo: la natura può vivere senza Storia, ma l’uomo è invece il frutto della memoria e del ricordo degli eventi”.

//Senza Parlare

//Courtesy of Galleria Continua

“Alle domande su questi giorni, posso solo rispondere che non lo so, non so il ruolo del mondo dell’arte ora, non so in che modo il virus influenza il mio lavoro. Sto lavorando alla copiatura dei quaderni di Hannah Arendt. Ultimamente mi sono sentita ispirata dal lavoro di Maria Lai: i suoi quaderni cuciti pieni di segreti, e la capacità di intessere comunità ad Ulassai, il suo paese. Non so quando ho iniziato a percepirmi come artista, mi sembra di non sapere/potere fare altro, attuamente con un senso di fallimento. Non ho visioni profetiche, non so cosa succederà, cerco di non lasciarmi sopraffare dalla paura. Ogni singola giornata ha una sua speciale intensità. Cerco di respirare profondamente. E di non perdere il contatto col mondo naturale, ora così luminoso e tutto in fioritura”.

// Lettere, 2010. Lettere ricamate (da Hannah Arendt, lettera a Gershom Scholem del 24 luglio 1963).

//Courtesy of Sabrina Mezzaqui

“L’immagine che ho mandato riguarda un luogo. Un luogo che è stato teatro di una performance, qualche anno fa, dove cammino, canto di donne, vento e parola si sono intrecciati in unico tessuto visivo e sonoro.

E’ un piccolo albero, forse un pero selvatico, che da solo stava alla sommità di una collina. Era inverno, quando ho scattato questa foto, da telefono. Era un appunto ma che poi è rimasto nel cuore ed è ritornato in questi strani giorni”.

 // Voce a vento, Monte Bulgaria, Cilento, 2018

// Courtesy of Galleria Monica De Cardenas

“Viviamo una dimensione ineludibile che ci circonda e condiziona, fa immaginare e temere: l’Invisibile. Non ne conosciamo la posizione né la consistenza, è ovunque, immaterialmente presente al nostro cospetto.

L’Invisibile è il tema che più ispira la mia ricerca all’interno del Visibile, quel limite tra due mondi che avverto sulla Soglia, il luogo -reale e simbolico- che collega e separa interno ed esterno, presenza e assenza, così che uno non esisterebbe senza l’altro.

Individuo la loro presenza nei luoghi di transizione, nel punto d’equilibrio tra qui e altrove, dove questi due mondi separati sono così vicini, eppure enormemente distanti. La loro connessione è ciò che più m’interessa esplorare”.

// Lightboard, 2020. Opera concepita in risposta al Presente, il Possibile, l’Ineluttabile.

// Courtesy of Silvio Wolf

“La rinuncia è la base di tutto il mio lavoro. Rinuncio alla luce per usarne una tutta mia. Questo lavoro è la conferma che stare in casa per cosi tanto tempo e rinunciare a uscire anche solo da una finestra porta sempre a un risultato. Non sapete quanto amo quest’immagine”.

// Landscape

// Courtesy of Francesca Minini

“In questo tempo sospeso anche i gesti si sono rarefatti.
Ho ricominciato a disegnare. Dei fiori.
Un fiore ogni giorno, niente di più”.

// Dalla serie: Dal bosco e dal giardino. Prove di resistenza. 25/02/2020_ Trifoglio dei prati, matita su carta, cm 21 x 29,7 – work in progress

// Courtesy of Chiara Camoni e SpazioA

“Pensiero” 2018 _ Ink on canvas  50 x 40 cm

“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice.”

Antoine de Saint-Exupéry

L’immagine rimanda all’idea di “‘Apar”, tratto da una lettura filologica di Giovanni Semerano del concetto chiave attribuito al filosofo greco Anassimandro, l’àpeiron, che non rimanderebbe più alla concezione dell’infinito come in Platone, in Aristotele e nella metafisica successiva, ma significa “terra”, “polvere”, “fango”: il semitico apar. Una concezione di “appartenenza alla terra” che si ritrova nella tradizione culturale di origine mediorientale.

// Vedere il vento (To See the Wind), 2013. Fotografia analogica b/n

// Courtesy of Ignazio Mortellaro e Galleria Francesco Pantaleone

“A distanza di 13 anni, torno a fotografare gli spazi domestici ma con un approccio profondamente influenzato dallo stato di isolamento che riguarda metà della popolazione mondiale.
I momenti che rappresento nelle fotografie sono ispirati da un sentimento personale ma con l’intento di rappresentare e trasmettere uno stato d’animo collettivo.
Questo infatti è un momento storico in cui, seppur lontani, ci sentiamo tutti più uniti da una condizione senza precedenti che ci lega e accomuna”.

// 19 marzo 2020

// courtesy of Anna Di Prospero e MLB Home Gallery

“Il movimento solitario di una lenticchia rossa nel proprio universo”.

// What does your soul look like, 2001

// Courtesy of Gianni Caravaggio

“Solo col tempo si conquista il tempo” Thomas Stearns Eliot

// Aprile 2020, legno di castagno con foglia d’oro, 51,5 x 15,5 x 7

// Courtesy of Mattia Bosco

“La mano, muovendo una maschera realizzata in materiale trasparente, crea un gioco di ombre proiettate su un telo. Di fronte a questa “danza” lo spettatore è testimone delle infinite possibilità di creazione di immagini”.

// AniManiMism, 2017. 93,5 x 123,5 cm, fotografia a colori

// Courtesy of Michael Fliri e Galleria Raffaella Cortese

// Red Map, 2016-2018. Proiezione video, dimensioni variabili

// Courtesy of Grazia Toderi