Storie e voci | 20.10.2022

Giovanni Lega e il grande progetto chiamato LCA

Il disegno di LCA a partire dal progetto di vita di Giovanni Lega: gli obbiettivi, le sfide e i traguardi


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“LCA nasce con l’obiettivo di creare una piattaforma di servizi che pone al centro l’essere umano e che va al di là della vita dei fondatori”

Unico avvocato in una famiglia di imprenditori, sportivo, coinvolto in attività pro bono e appassionato di musica jazz tanto da portare il Blue Note da New York a Milano. Il ritratto di Giovanni Lega e del grande progetto di LCA: uno studio strutturato che non perde di vista la valorizzazione del fattore umano. Precursore nel campo della diversity e del legal tech, lo studio è in fortissima espansione e presenta un modello di governance unico nel suo genere. Giovanni Lega ha discusso tutto questo con Leaders League.

Chi è Giovanni Lega?

Giovanni Lega proviene da una famiglia di imprenditori. Mio padre era un romagnolo passionale e coraggioso, che mi ha insegnato a non avere nessun preconcetto sul denaro né sul potere. Mi ha trasmesso la voglia di cercarmi la mia fortuna, insegnandomi allo stesso tempo l’importanza di restituirne un po’ agli altri. Tutta la mia famiglia era composta da ingegneri, mentre io sono stato l’unico ad intraprendere la carriera da avvocato, quasi come una pecora nera. Quando sono stato ammesso all’Università di Harvard mio padre, a modo suo, mi ha detto di essere orgoglioso di me.

È anche un appassionato di musica e uno sportivo. Quanto è importante la passione nella sua vita?

Per me, la passione è un driver molto importante sia nella vita che nel mio lavoro. Dallo sport si traggono molti insegnamenti, ancor più quando si perde che quando si vince. La musica, poi, mi ha fatto compiere follie. Ho sempre amato il jazz e per un periodo ho suonato il sax. Quando frequentavo Harvard a Boston nell’84, spesso trascorrevo i miei fine settimana a New Orleans per ascoltare gruppi jazz. Una volta, un professore mi regalò i biglietti per sentire George Benson al Blue Note di New York. Lì incontrai Paolo Colucci e al terzo gin tonic ci facemmo una promessa: il 23 marzo 2003 abbiamo aperto il Blue Note a Milano e nel 2014 lo abbiamo quotato in borsa.

Dopo la laurea in penale internazionale all’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e il Master ad Harvard, nel 1988 ha fondato LCA. Qual era il progetto iniziale?

L’idea da cui sono partito è stata quella di creare una realtà alternativa agli studi tradizionali, che fosse un modello per il futuro. Mi ero posto l’obiettivo di creare una piattaforma di servizi che avesse al centro l’essere umano e che andasse al di là della vita dei fondatori. Sono sempre stato profondamente convinto che uno studio potesse essere inteso come un’azienda formata da tanti anelli concatenati. Perché l’incastro funzioni, è fondamentale che ogni pezzo faccia al meglio la sua parte. Poco a poco, abbiamo costruito una cultura aziendale anche ricercando figure professionali diverse dagli avvocati. Crediamo fortemente nella valorizzazione del potenziale di ogni dipendente e abbiamo esempi di percorsi di carriera che partono dalla reception e approdano al marketing. Il valore fondamentale per noi è il rapporto di fiducia non solo con i clienti, ma anche all’interno dello studio.

“Uno studio può essere come un’azienda formata da tanti anelli concatenati: perché l’incastro funzioni, è fondamentale che ogni pezzo faccia al meglio la sua parte”

Nel 1996 LCA si è associato allo studio inglese Freshfields, per poi ritornare sui suoi passi nel 2004. Quali sono le ambizioni internazionali dello studio?

Abbiamo sempre avuto una forte impronta internazionale, ancor prima della fusione con Freshfields. Oggi operiamo all’estero sia attraverso rapporti diretti con i clienti sia con studi partner. Lo sviluppo all’estero è fra le nostre priorità. Una nostra socia e un socio si occupano di coordinare le attività fuori dall’Italia e monitorare le fonti di origination del lavoro. Cerchiamo anche di avvicinare la media e piccola imprenditoria italiana all’idea di aprirsi ad orizzonti al di fuori dei nostri confini. Ricordo che nel 2018 incontrai un produttore di marzapane romagnolo che accumulava circa 23 milioni di Ebitda. Parlando con lui, gli chiesi come mai non avesse canali di distribuzione in Germania, che è il primo paese al mondo per importazione di questi prodotti. Lui rispose che semplicemente non parlava il tedesco. Presi in carico l’espansione del suo business e arrivò a fatturare 15 milioni di euro in più.

Lo scorso giugno avete annunciato il cambiamento del modello di governance. Può dirci di più?

Ho sempre pensato che fosse fondamentale investire sul modello di governance, fino a farne un cavallo di battaglia. Oltre ad aver introdotto un Comitato Strategico e un Direttore Generale, abbiamo deciso di redigere volontariamente un bilancio sociale. Purtroppo, la nostra professione si scontra con alcuni limiti legislativi e vuoti di tutela. A differenza di quanto accade nelle aziende, il lavoro dell’avvocato non può essere capitalizzato a beneficio delle generazioni future. Non esistono strutture idonee per potere esercitare la professione in forma aziendalistica. Le STA e le STP non lo sono!
La stragrande maggioranza degli studi sono Associazioni Professionali, società semplici, che non hanno normative specifiche di riferimento nè per esempio la possibilità di mettere utili a “riserva” e sono costrette a distribuirli ai soci. Mancano inoltre norme per gli avvocati monocommittenti. Il che fa si che gli studi associati siano sottoposti non al versamento del 4% sul volume di affari IVA generato, ma da un 6,4% a un 6,8% perché essendo i collaboratori considerati professionisti, versano loro stessi il 4% alla Cassa sugli emolumenti che ricevono dallo studio, creando così un “double dip”. Partendo da queste considerazioni, ho iniziato a ragionare sul tipo di operazioni da intraprendere.

Può farci quale esempio del vostro welfare?

Abbiamo lottato per la maternità delle avvocate e per l’introduzione di norme a tutela degli avvocati monocommittenti. Siamo orgogliosi di essere stati il primo studio legale (e la seconda entità italiana) ad ottenere la certificazione per la parità di genere da parte di Accredia e Bureau Veritas. Come ASLA abbiamo lavorato per concedere ai praticanti degli study leave di 5 e 6 settimane per le due fasi dell’esame di abilitazione. Sul fronte della D&I, poi, l’Italia ha bisogno di una rivoluzione culturale. Oltre ad avere il primo padre arcobaleno nel nostro Studio, noi abbiamo intrapreso iniziative per agevolare i professionisti con DSA. Per noi la diversity è un valore molto importante e tutto quello che stiamo cercando di fare è legato all’essere umano, prima ancora che al professionista.

“Per noi la diversity è un valore molto importante e tutto quello che stiamo cercando di fare è legato all’essere umano, prima ancora che al professionista”

Come avviene la spartizione degli utili fra i partner?

Nel nostro studio circa l’85% degli utili deriva dalle attività di natura stragiudiziale. Prendendo spunto dagli Stati Uniti, ho riportato in Italia il concetto del “Wisemen Committee”: ogni anno l’assemblea dei soci ne elegge cinque (oltre a Managing Partner e Presidente) che si autoregolano nella definizione degli utili dei singoli soci, partendo da otto criteri non esaustivi. Al momento della ripartizione degli utili, si fa una proposta su ogni singolo socio. Posso fieramente affermare che non solo non si sono mai verificate discussioni per questioni economiche, ma credo che questa procedura abbia contribuito a creare una cultura meritocratica e inclusiva negli ultimi anni. Il Committee ha il compito di compiere una valutazione complessiva che tenga conto di tanti elementi e componenti. Inoltre, viene formato circa un anno prima della distribuzione degli utili, spingendo i membri a trascorrere il tempo con i colleghi che meno conoscono. In sostanza, ogni socio sa di essere un giorno giudice e un giorno giudicato.

Dall’inizio dell’anno abbiamo assistito a ben 9 passaggi laterali di soci. Qual è l’obiettivo in questa fase di forte crescita?

Non abbiamo mai programmato questa espansione. Laddove si intravede un interesse e uno spazio per il business, singole cellule si aggiungono al nucleo. Per noi si è presentata la possibilità di accogliere eccellenti professionisti a completare aree già esistenti, anche a causa della delusione di alcuni player del mercato in termini di percorsi di carriera. L’espansione dei team comporterà anche un’estensione fisica: abbiamo preso possesso dell’intero palazzo della nostra sede milanese, in modo da avere lo spazio per creare una Sala Academy, una foresteria/bar, una palestra e altri ambienti dedicati al welfare. Prossimamente è prevista anche l‘integrazione di professionisti di caratura internazionale, in parte già avvenuta e annunciata, e l’apertura di una sede a Roma.

“Prossimamente è prevista anche l‘integrazione di professionisti di caratura internazionale, in parte già avvenuta e annunciata, e l’apertura di una sede a Roma”

Quali sono i valori di LCA che attirano i professionisti?

Nel mercato italiano molti avvocati della fascia dei 40 anni trovano immensa difficoltà a far emergere le loro competenze in contesti fortemente gerarchici. Immagino che la nostra voglia di costruire e la cultura della valorizzazione del singolo siano percepiti anche dall’esterno. La passione è contagiosa e si trasmette anche attraverso il lavoro. Noi siamo fortunati perchè abbiamo molti giovani dedicati e io credo fermamente nel valore aggiunto che possono portare. A mio parere, i giovani e giovanissimi devono essere portati ad esprimersi fin da subito. Abbiamo portato avanti iniziative a loro indirizzate come l’Aperipeers, dando un budget agli under 32 perchè potessero fare attività di team building e discutere delle loro idee di futuro.

Avete appena lanciato Your Legal Counsel. Di cosa si tratta?

Your Legal Counsel è un progetto incentrato sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di efficientare i processi e fornire un sostegno anche alle aziende non dotate di legali interni. Attraverso la piattaforma Alseek, il software permette di ricercare documenti e pareri tecnici rilasciati dai professionisti. Le informazioni sono aggregate in modo da permettere alle aziende di ricevere un’assistenza immediata, qualificata e uniforme.

LCA è molto attivo sul fronte nelle attività pro bono. Come avete affrontato le ultime crisi?

Abbiamo sempre dedicato una grande quantità di tempo e di risorse economiche ad attività pro bono e di beneficenza infatti sosteniamo diverse associazioni e fondazioni. Solo per citarne alcune: Ail, Associazione Cilla, Associazione Italiana Dislessia, Banco Alimentare, City Angels, Croce Rossa, Fondazione IEO-MONZINO, Archè e tante altre. Diverse iniziative sono state anche prese da due realtà di cui sono Consigliere, Fondazione Andrea Bocelli e AIRC.
All’inizio della pandemia ho subito pensato a cosa poter fare per preservare le persone. Insieme a Tombolini, che era un nostro cliente, abbiamo avuto l’idea di iniziare a produrre mascherine , che abbiamo quasi esclusivamente regalato, soprattutto agli ospedali.

Quali sono i prossimi traguardi di LCA?

Vorrei che il brand prendesse il posto del nome dei singoli professionisti, come sta accadendo. Un importante obiettivo di medio termine è quello di essere il primo studio legale quotato in borsa entro il 2024. A causa dei limiti legislativi dovremo probabilmente scegliere l’estero. La quotazione avrebbe anche una funzione centrale a fini pensionistici. Al momento, nel nostro studio è previsto un trattamento di fine mandato per i soci. L’ambizione della quotazione, comunque, non è speculativa ma parrebbe essere il perfetto contenitore per trasparentizzare, capitalizzare e preservare valore. Oltre a creare ancor più senso di appartenenza e retention, darebbe consistenza al concetto di sostenibilità, quindi alla continuità aziendale di LCA.

“Un importante obiettivo di medio termine è quello di essere il primo studio legale quotato in borsa entro il 2024”

L’intervista per Leaders League

Equity Partner
Giovanni Lega

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