Le Sezioni Unite sono chiamate a valutare le norme che, ad oggi, vietano il diritto ad ottenere la pensione di reversibilità ai componenti delle famiglie omogenitoriali: una decisione che potrebbe avere un impatto significativo sul riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali e i figli nati tramite tecniche di procreazione medicalmente assistita e maternità surrogata.
Il caso in questione riguarda proprio una coppia che, negli Stati Uniti, ha concepito un figlio tramite tali tecniche.
Dopo la morte di uno dei genitori, il superstite ed il figlio hanno richiesto il riconoscimento della pensione di reversibilità. In un primo momento, il Tribunale di Milano ha respinto la richiesta. Tuttavia, la Corte d’Appello ha successivamente ribaltato questa decisione riconoscendo il diritto alla pensione sia per il genitore superstite, sia per il figlio. La Corte ha basato tale decisione sul principio della parità di trattamento previdenziale, affermando che anche le coppie omosessuali e i loro figli debbano essere tutelati in modo uguale rispetto alle coppie eterosessuali.
L’INPS ha presentato ricorso in Cassazione avverso quest’ultima decisione, sostenendo due punti principali: in prima battuta, che la legge Cirinnà del 2016, che regola le unioni civili, non possa essere applicata retroattivamente a situazioni definite prima della sua entrata in vigore; in seconda battuta, che il diritto alla pensione di reversibilità per il figlio nato tramite tecniche di procreazione medicalmente assistita e maternità surrogata debba essere negato, poiché, tra l’altro, quest’ultima tecnica è considerata contraria all’ordine pubblico.
La Cassazione, evidenziando la necessità di creare equilibrio tra la normativa vigente in materia previdenziale e la tutela delle famiglie arcobaleno, ha deciso di rinviare la questione alle Sezioni Unite.
Non rimane che attendere la decisione…