Un sentimento misto di rabbia e impotenza ci ha assalito davanti alle immagini del tetto di Notre Dame che si sgretola incandescente e della guglia che inesorabilmente si accascia e crolla. L’emozione è stata la stessa a ogni latitudine, espressa in modo così diversamente uguale da persone del tutto eterogenee tra loro, superando le barriere degli stati nazionali e della politica.
“Ricostruiremo Notre Dame!” È quello che ha detto subito il Presidente Macron, ma che tutti abbiamo sentito come bisogno immediato, come sfida catartica alla ferita di un patrimonio che appartiene a chiunque ha avuto occasione di passare davanti a Notre Dame.
Notre Dame è il passato e il presente, popolato da re, generali, scrittori, pittori, folle anonime, turisti distratti, fedeli ferventi ed occasionali. Notre Dame ha visto tutti e tutti hanno visto Notre Dame. Soltanto nel momento in cui le perdiamo, ci rendiamo conto che le opere d’arte sono i custodi della memoria e della nostra identità, individuale e collettiva, storica e attuale.
Ricostruire ciò che è crollato è la parola d’ordine: Notre Dame è anche il futuro!