News , Media | 26.01.2021

Brexit, più costi in dogana per l’arte


Marketing & Communication
marketing@lcalex.it

Alla fine dell’anno i camion pieni di merci alle dogane inglesi erano anche carichi di opere d’arte in entrata ed uscita. Molti collezionisti e galleristi hanno preferito spostare nella Ue le opere, a scanso di equivoci, visto che gli accordi commerciali non sono ancora definiti. Altri, soprattutto galleristi e case d’asta, invece hanno scelto di spostare i beni artistici dall’area Ue nell’isola. Dal 1° gennaio con l’entrata in vigore della Brexit, il Regno Unito è passato da Stato comunitario a Stato extracomunitario. È il secondo mercato al mondo per scambi d’arte con una quota del 20% – stimata nel 2019 in 2,7 miliardi di dollari (-9% sul 2018) – messo a dura prova dalla Brexit e dal Covid a vantaggio del più veloce recupero delle piazze asiatiche.

«La Brexit comporterà due conseguenze rilevanti per le spedizioni tra Ue e Uk – spiega Maria Grazia Longoni, con una lunga esperienza nell’assistenza a operatori del trasporto e a compagnie assicuratrici: le spedizioni saranno soggette alle procedure doganali, che comporteranno l’impiego di tempi più lunghi, per cui bisognerà organizzare con anticipo i trasporti e, inoltre, tali operazioni saranno gravate dei relativi costi, con inevitabile ricarico sul trasporto». Insomma a parte gli escamotage, la libera circolazione non esiste più con l’effetto di molto più lavoro d’ufficio: saranno necessari nuovi codici delle merci e fatture pro-forma. L’Open general export licences (OGELs) offre una piccola tregua dal 1° gennaio: la soglia di valore per i lavori, inclusi disegni e sculture, di oltre 50 anni di età sale a 65.000£ e per i dipinti passa da 132.000 a 180.000 £. Naturalmente c’è chi ritiene che in questa fase di transizione vi sarà un maggior utilizzo di freeport in Europa. Non essere nella Ue significa anche che al Regolamento su General Data Protection, adottato dal Parlamento nel 2018, non sarà data esecuzione nel Regno Unito. Stessa sorte sembra spettare al Regolamento europeo sull’importazione dei beni culturali e ai relativi controlli sulla provenienza delle opere, adottato nella primavera del 2019, che gli Stati membri della Ue dovranno applicare entro il 2025 e che anche gli Stati Uniti con la nuova regolamentazione presente nel National Defense Authorization Act, che estende le previsioni del Bank Secrecy Act al mercato dell’arte, sembra emulare. La non adozione del Regolamento (Ue) 2019 / 880 per frenare il traffico illegale di beni culturali promessa agli operatori da Daniel Dalton, ex membro del Parlamento europeo, potrebbe in apparenza dare agli inglesi un vantaggio sui paesi europei, ma si dovrà fare attenzione poi alle vendite “macchiate” da provenance non a prova di leggi Ue.

L’articolo di Marilena Pirrelli per ArtEconomy24 de Il Sole 24 Ore.


Marketing & Communication
marketing@lcalex.it

Potrebbe interessarti anche

16.04.2024
Il Premio LCA per Emergent 2024 assegnato alla Galleria Roland Ross

Destinato al migliore booth all'interno della sezione Emergent di miart, il premio LCA è stato assegnato alla Galleria Roland Ross, Margate

18.12.2023
«Why knot?»: il nostro messaggio di auguri 2023

Come da tradizione vi auguriamo buone feste con un biglietto speciale in collaborazione con RUFA

04.10.2023
La riforma fiscale nel mercato dell’arte

La legge delega per la riforma fiscale ha previsto importanti novità in materia di tassazione delle plusvalenze realizzate a seguito della ...